Con l’avvio dell’anno scolastico 2019-2020, il Comando Carabinieri
per la Tutela della Salute, unitamente al Ministero della Salute, ha realizzato
un piano di controllo nazionale finalizzato alla verifica dei servizi di
ristorazione e delle imprese di catering assegnatari della gestione mense
presso gli istituti scolastici.
Il monitoraggio è stato pianificato per accertare la regolarità di tali servizi
erogati nelle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, partendo
dagli asili nido fino agli istituti superiori, verificando le condizioni
d’igiene nei locali di lavoro e nella detenzione degli alimenti, la rispondenza
dei menù alle clausole contrattuali previste dai capitolati d’appalto, la
qualità e la salubrità degli alimenti somministrati, non trascurando la
regolarità delle maestranze impiegate ed il possesso di adeguata qualifica e
preparazione professionale.
L’esecuzione delle attività ispettive, in corso da settembre, ha interessato
l’ispezione di 968 aziende di ristorazione collettiva operanti all’interno di
mense scolastiche, di cui 198 hanno evidenziato irregolarità, determinando la
contestazione di 25 violazioni penali e 247 amministrative alle normative
nazionali e comunitarie, con conseguente irrogazione di sanzioni pecuniarie per
204 mila euro.
Nel medesimo contesto è stata disposta la sospensione dell’attività o il
sequestro di 21 imprese di catering (valore economico stimato in circa 3
milioni di euro) per rilevanti carenze igienico-sanitarie e strutturali. Sono
state altresì sequestrati oltre 900 kg di derrate alimentari (carni, formaggi,
frutta ed ortaggi, olio) riscontrati in assenza di tracciabilità, custoditi in
cattive condizioni sanitarie e in ambienti inadeguati nonché destinati
all’impiego nelle pietanze sebbene di qualità inferiore a quanto previsto.
Infatti le violazioni penali più ricorrenti contestate ai 27 gestori e titolari
delle imprese, deferiti alle varie Procure della Repubblica, sono relative alla
frode ed alle inadempienze in pubbliche forniture, alla detenzione di alimenti
in cattivo stato di conservazione ed a inottemperanze alla normativa sulla
sicurezza sui luoghi di lavoro.
Gli accertamenti dei NAS rilevano, nei casi di irregolarità, il ripetuto
impiego fraudolento di prodotti di minore qualità merceologica rispetto a
quella pattuita e dichiarata nei contratti di fornitura stipulati con i Comuni,
al fine di trarre un illecito profitto lucrando sulla differenza di costo della
materia prima utilizzata nella preparazione dei pasti. Frequentemente sono gli
alimenti DOP o biologici (formaggi, olio extravergine, prosciutto) ad essere
sostituiti con altri di minore valore economico che, pur non presentando
criticità igieniche, non posseggono alcuna denominazione di origine. Ulteriori
controlli hanno evidenziato l’utilizzo di carne o vegetali surgelati/congelati
in luogo di quelli freschi dichiarati in contratto.
La maggioranza delle infrazioni riguarda invece l’ambito amministrativo come le
carenze strutturali e impiantistiche dei locali impiegati alla preparazione dei
pasti, la mancata attuazione dell’autocontrollo e della tracciabilità degli
alimenti, questi ultimi fondamentali per prevenire possibili episodi di
intossicazione, ancor più diffusivi nelle fasce sensibili delle utenze
scolastiche. Non mancano, inoltre, situazioni di mancata indicazione nei menù
esposti all’utenzacirca la presenza degli allergeni e di aree di cucina dove
avveniva la preparazione dei alimenti per diete “speciali” in modo indistinto
con le pietanze convenzionali, rappresentando un potenziale rischio di
contaminazione crociata di sostanze altamente allergizzanti per alunni
sensibili a causa di condizioni patologiche.
