Parete, in ricordo delle vittime di camorra

PARETE- Ieri è stata una serata interessante e, in alcuni versi, commovente. All’interno del palazzo ducale si sono ricordate le vittime di camorra, coloro che non si sono piegati ai ricatti dei camorristi ed hanno perso la vita per difendere la libertà e la democrazia.

Parete, in ricordo delle vittime di camorra

PARETE- Ieri è stata una serata interessante e, in alcuni versi, commovente. All’interno del palazzo ducale si sono ricordate le vittime di camorra, coloro che non si sono piegati ai ricatti dei camorristi ed hanno perso la vita per difendere la libertà e la democrazia. Oggi la camorra non è più quella di prima, non spara più per strada, non chiede più il pizzo a tutti, oggi la camorra è imprenditoriale, è silenziosa, e un mostro che continua a esistere, ma ha cambiato abito.
Alla presenza del prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, al sindaco di parete Gino Pellegrino, al presidente di libera Tano Grasso, Il commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiraket ed antiusura Domecino Cuttaia, si sono ricordati Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi morti ammazzati dalla camorra il 12 settembre del 2008.
C’erano i familiari delle vittime a testimonianza di quel duplice delitto che ruppe gli equilibri delle famiglie trascinandole nella disperazione totale. La camorra colpiva vite innocenti per imporre la sua legge, fatta di prepotenza e morte. Erano altri tempi, tempi bui dove ognuno temeva quel potere e si chiudeva in se stesso, e solo alcuni alzavano la testa, ma hanno pagato con la vita, perché la camorra non voleva essere disturbata da nessuno nei sui sporchi e luridi traffici.
“La camorra esiste ancora – ha detto il prefetto Ruberto – non spara, ma è diventata una macchina imprenditoriale che deve spaventare alla pari di quanto sparava. La camorra, come tutte le mafie, hanno cambiato vesti e si sono impossessati di un tessuto imprenditoriale che fa affari con chiunque. Possiamo dire che oggi la camorra non è stata del tutto sconfitta, ma è stata messa in un angolo, ha il fiato sul collo, quindi trova in altre strade il modo per continuare a sopravvivere. Il modo più imponente è lo spaccio. Le forze dell’ordine non sono più quelle di un tempo, oggi hanno a disposizione strumenti nuovi, polizia, carabinieri e Guardia di Finanza sono diventati la perla investigativa del nostro paese, e posso dire che oggi insegnano all’estero le nostre tecniche investigative. Il lavoro è mirato e i risultati si ottengono tutti i giorni. Ma è sempre indispensabile denunciare i reati camorristici – conclude il prefetto – perché solo denunciando si riesce ad ottenere la speranza che un giorno ci liberiamo definitivamente di questa orrenda piaga sociale”.
“Noi sindaci facciamo l’impossibile per garantire la massima sicurezza ai nostri cittadini – esordisce il sindaco Gino Pellegrino – in momenti difficili, quando la camorra voleva rialzare la testa, ci siamo trovati al nostro fianco le massime istituzioni dello stato che non ci hanno abbandonato un attimo. Se noi restiamo uniti possiamo vincere questa guerra che sembra infinita. Abbiamo vinto tante battaglie, ma è nostro compito vincere definitivamente contro il male. Per farlo dobbiamo essere uniti. Un solo individuo non vince, ma l’unione sì. Non possiamo permettere – conclude Pellegrino – che ritornino gli anni bui che hanno caratterizzato la tristezza degli anni ottanta e novanta. Oggi siamo più liberi da quei vincoli camorristici che hanno fermato l’economia e lo sviluppo del territorio, ma non basta, dobbiamo prendere coscienza che senza i ricatti malavitosi il nostro territorio può farcela. Dobbiamo vincere anche per rispetto di tutte le persone che hanno perso la vita perché non si sono piegate alla camorra come Antonio ed Ernesto”.