Autunno 1978. San Francisco. In una serata fredda di inizio novembre, tutta (o quasi), la classe dirigente della città assiste ,presso il Teatro dell’opera, interno al War Memorial Opera House, alla prima dell’ “Otello” di Giusppe Verdi, opera tratta dall’omonima tragedia di Shakespeare. Protagonisti, nei panni del generale dell’Armata Veneta e della moglie di quest’ultimo, Desdemona, rispettivamente, il tenore, baritono e direttore d’orchestra ,Placido Domingo, e il soprano, Katia Ricciarelli. Il pubblico, entrato a intervalli in teatro, dopo una sosta nel foyer per i convenevoli di rito, si dispone in paltea, in attesa dell’inzio dello spettacolo, galvanizzato per la presenza in sala dell’attore e regista Premio Oscar Laurence Olivier. Poi, spente le luci, sollevato il sipario, il brusio si interrompe per lasciar spazio ai cantanti e alla rappresentazione, intervallata dagli applausi, alla fine di ogni aria cantata da Domingo e dalla Ricciarelli, nel corso dei quattro atti. Terminata la rappresentazione, e ringraziato più volte il pubblico per gli applausi e i consensi ricevuti, i due artisti si allontano dalle scene, raggiungendo i rispettivi camerini per la svestizione, quando Domingo, appena entrato, riceve una visita inaspettata. “Avanti!…”, esclama il tenore, mentre si dirige verso la porta, cui qualcuno ha bussato. Quindi, apertala, si trova di fronte a un visitatore speciale: l’attore e regista Premio Oscar, Laurence Olivier, che, non ancora varcata la soglia, prende a complimentarsi con l’artista. “Oh, caro Domingo, lei non sa che piacere mi fa conoscerla di persona!…In realtà, avevo già avuto modo di vederla dal vivo ,qualche anno fa, ne “Il trovatore “, sempre di Verdi, alla New Orleans Opera…ma stasera, si è davvero superato!…E poi, io non parlo solo delle doti canore, indiscutibili, ma di quelle attoriali…mi tolga una curiosità: lei ha studiato recitazione, non è vero?…”. “Recitazione, dice?…No, signor Olivier!, ho studiato canto, direzione, composizione, ma recitazione, mai!…”, risponde Domingo, incalzato dal Premio Oscar, che insiste: “Davvero?, eppure le sue movenze, l’espressione, l’interpretazione: lei, in scena, era proprio Otello!…Non capita tanto spesso, sa?…di solito, tenori e soprani sono ottimi cantanti, ma pessimi attori!…Lei deve avere per forza un segreto, un trucco!…oppure siamo in presenza di un grande talento naturale?…”. “Be’, non saprei cosa risponderle…”, prova a spiegare il tenore, continuando: “Forse , “mi viene naturale”, come dice lei, perché sin da bambino , nella compagnia dei miei genitori,ho interpretato la “zarzuela”, un genere lirico-drammatico nato in Spagna, in cui si alternano scene parlate e cantante…per il resto, ho sempre e solo cantanto suonato e diretto orchestre…se si esclude qualche piccolo cameo nel cinema o in televisione…ma se un Premio Oscar della recitazione e della regia come lei dice così, io non posso essere che lusingato e approfittare della circostanza per chiederle un consiglio…Vede, qualche mese fa, il regista Franco Zeffirelli, mi ha chiamato proponendomi di girare con lui l’adattamento cinematografico proprio di quest’opera …secondo lei, cosa dovrei fare, dovrei accettare?…”. “Perché non dovrebbe?…”, domanda Olivier, chiosando: “lei ha tutti i requisiti: è un “tenore-attore”, quindi, fossi al suo posto, mi precipiterei ad accettare…magari, fra qualche anno, ci contenderemo un Oscar!…”.
“Domingo recita “Otello” bene quanto me e in più ha quella voce”. Così, l’attore e regista Premio Oscar Laurence Olivier, a proposito del tenore, baritono e direttore d’orchestra Placido Domingo, all’indomani della prima di “Otello“, opera cui aveva assistito nel 1978 a San Francisco. Nato a Madrid il 21 gennaio 1941, da Pepitan Embil Etxaniz, cantante, specializzata in “zarzuela” (genere lirico-drammatico spagnolo, in cui si alternano scene parlate, cantate e balli concertati) e dal baritono Placido Domingo Ferrer, all’età di otto anni si trasferisce a Città del Messico con la famiglia, entrando nella compagnia fondata dai genitori, presso la quale esordisce come “baritono solista”, interpretando poi ruoli secondari in operette e musical (come “My Fair Lady” e “La vedova allegra” di Franz Lehàr). Negli stessi anni, iscrittosi al Conservatorio, studia pianoforte, direzione d’orchestra e composizione, per poi collaborare con diversi cantanti messicani di genere “pop”, in veste di pianista e arrangiatore. Nel 1959, chiamato come voce di supporto della rock&roll band “Los Black Jeans” di César Costa, viene ammesso all’Opera Nazionale Messicana presso il “Palacio de Bellas Artes“, dove esercita e allena la voce sia baritonale che tenorile, e dove debutta, nell’opera “Marina“, con il ruolo di “Pascual”. Interpretate diverse parti da comprimario in opere come: “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, non trascura il lavoro di pianista, accompagnando il corpo di ballo dell’Opera, ed esibendosi al pianoforte in un programma della Televisione messicana, cui segue l’interpretazione di piccoli ruoli in drammi di Pirandello, Garcia Lorca e Cechov. Solo una parentesi, però, prima di indirizzarsi definitivamente verso il canto e la carriera da tenore. Nel decennio Sessanta, infatti, viene scritturato dal direttore del teatro dell’opera di Monterrey, per il quale interpreta diverse parti secondarie, fino all’assegnazione del ruolo di “Alfredo” ne “La Traviata“, cui seguono quelli di “Arturo” in “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti e di “Edgardo” nell’omonima opera. Quindi, ingaggiato da alcuni teatri negli Stati Uniti e a Città del Messico, per i quali veste i panni di “Cavaradossi” in “Tosca” , di “Rodolfo” ne “La Bohème“, e di “Pinkerton” in “Madama Butterfly“, opere, tutte di Puccini, dapprima, inaugura il Lincoln Center for the Performing Arts di New York, con il “Don Rodrigo” di Alberto Ginastera, poi, il Metropolitan, con la “Cavalleria rusticana” di Mascagni e il Lewisoh Stadium di Manhattan, con “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo. Nel 1967, esordito alla Wiener Staatsoper con “Don Carlo”, si afferma con il ruolo di “Don José” nella “Carmen” di Bizet, recitato sul palcoscenico del Metropolitan Opera House di New York, al posto del tenore Franco Corelli, assente per un’indisposizione. Inaugurati gli anni Settanta, con la parte di “Calàf” in “Turandot” di Giacomo Puccini, è “Radames” in “Aida” e “Riccardo” in “Un ballo in maschera“, opere entrambe di Giuseppe Verdi e interpreta la Missa Solemnis di Beethoven , diretta da Wolfgang Sawallish, con l’Orchestra Sinfonica di Roma della Rai e il Coro della Bayerischer Rundfunk, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, alla presenza di Papa Paolo VI°. Protagonista dei “Vespri siciliani” all‘Opéra Garnier e de “La fanciulla del West” al Teatro Regio diTorino, fra il 1980 e il 1986 interpreta due opere scritte espressmente per lui: “El poeta di Torroba” e “Goya” e registra la canzone “Perhaps Love“, in duetto con il popolare cantante folk/pop statunitense John Denver. Intensificata l’attività di direttore d’orchestra , con incisioni ed esibizioni in numerosi teatri , come: il Los Angeles Opera, La Scala e l’Arena di Verona, partecipa ad alcune trasmissioni in veste di cantante e intrattenitore e , diretto da Franco Zeffirelli e Francesco Rosi ,alla trasposizione cinematografica delle opere: “La Traviata”, “Otello” e “Carmen“. Determinato nel portare la Lirica al grande pubblico, nel 1990, in occasione della finale dei Mondiali di Calcio ,si esibisce con i colleghi Luciano Pavarotti e José Carreras alle Terme di Caracalla,nel concerto dei “Tre tenori“,a favore della fondazione istituita dallo stesso Carreras contro la leucemia, malattia da cui quest’ultimo era stato affetto. Tornato sul palcoscenico del Metropolitan di New York nel ruolo di “Parsifal” e, partecipato al “David Letterman Show“, dal 1995 al 2000, interpreta le principali opere di Verdi e Puccini in giro per i teatri di tutto il mondo. Direttore generale della Washington National Opera e direttore artistico della stagione lirica dell’Arena, nel 2008 compie il suo centotrentesimo esordio, interpretando “Tamerlano” di Handel, e registra il disco “Amore infinito“, raccolta di brani ispirati alle poesie di Karol Wojtyla. Debuttato nel ruolo baritonale di “Simon Boccanegra” di Giuseppe Verdi, allo Staatsoper di Berlino, nel 2010 si ritira momentaneamente dalle scene per motivi di salute, per poi tornare dopo pochi mesi con “Rigoletto”, divenuto poi un film diretto da Marco Bellocchio e realizzato con la collaborazione artistica del direttore d’orchestra e compositore Zubin Mehta. Impersonato “Pablo Neruda” ne “Il Postino” di Daniel Catàn, alla Los Angeles Opera, negli anni Duemila, alterna l’interpretazione di opere (“I due Foscari”, “Nabucco”, “Traviata”, “Giovanna D’Arco”, “Trovatore”) alla direzione d’orchestra(dirige “Aida” di Giuseppe Verdi nel 90°Festival Lirico dell’Arena di Verona). Doppiatore nella pellicola d’animazione “Il libro della vita”, nel 2019 è accusato di molestie da diverse cantanti e ballerine e ,dimessosi dalla direzione della Los Angeles Opera, ruolo occupato dal 2017, scrive una lettera nella quale si scusa per il dolore loro arrecato. Sposatosi in seconde nozze con il soprano messicano Marta Ornelas,e padre di Plàcido Francisco e di Alvaro Maurizio, avuti dalla prima moglie, la pianista Ana Maria Cué, è stato insignito di diverse lauree honoris causa e di numerose onorificenze come Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Disé e degli effetti sullo spettacolo e sull’opera lirica della pandemia di Covid19, malattia che lo ha colpito personalmente, ha detto: “Questo virus ci ha seriamente penalizzato, ma credo che da ogni esperienza negativa possa nascere qualcosa di buono. L’innovazione tecnologica , il giusto distanziamento e il rispetto dovuto gli uni agli altri, potrebbero essere la chiave per arrivare a un rinnovamento che adesso è solo un compromesso necessario, ma poi potrebbe diventare la base per arrivare a una quotidianità più vivibile per tutti. Usare lo streaming durante il confinamento ,per raggiungere tutti quelli che avrebbero voluto essere a teatro, lo trovo una grande opportunità, ma pensare che lo streaming a porte chiuse possa sostituire l’opera, lo trovo molto triste. Il pubblico è parte dello spettacolo che ogni sera prende vita sul palcoscenico: anche se in questo periodo ci sono meno persone ,io ho sentito tutto il calore del pubblico, come fosse pieno. Per un giovane cantante , oggi, la situzione è davvero difficile. Consiglio di trovare le motivazioni che lo hanno spinto a scegliere questa carriera e di non abbandonare lo studio. Ci vuole determinazione. Tutto nella vita ci insegna e ci fa crescere”.