I politici italiani hanno saccheggiato la sanità pubblica. Centrodestra e centrosinistra, nessuno si salva, poiché tutti hanno governato l’Italia e tutti hanno concorso a fare tagli impressionanti. Al sud le cose sono andate ancora peggio, dove la sanità ha subito un torto incredibile. Colpevoli anche i cittadini, che hanno lasciato fare e non hanno protestato contro l’affare sanitario italiano.
L’esempio più lampante di queste cattedrali nel deserto, è la costruzione dell’ospedale di Scalea, in provincia di Cosenza. Un angolo di paradiso nel cuore della Calabria. Una zona turistica che aveva bisogno di un ospedale. Sono 40 anni che i cittadini aspettano l’ospedale mai arrivato, perché non è mai partito. Cinque piani e una struttura faraonica che domina tutta l’insenatura di Scalea. Le solite vicissitudini burocratiche, i soldi della Cassa del Mezzogiorno che in questi casi non mancano mai (20 miliardi di vecchie lire a cui vanno aggiunti quelli spesi per i vari tentativi di recupero della struttura). E l’ospedale non c’è. Cioè esiste la struttura ma è devastata, depredata. A metà degli anni ’80 i lavori erano quasi finiti. Un grande ospedale, attrezzato con tutte le moderne apparecchiature. Erano stati previste attività specialistiche: dalla chirurgia a ostetricia, laboratorio di analisi, la guardai medica e un servizio di 118. Il sogno ha lasciato il posto alla devastazione. Tutto smontato, persino i controsoffitti sono stati divelti assieme alle finestre, le porte, i bagni, i lavandini. Un gruppo elettrogeno fu smontato quasi 20 anni fa, di notte. Tutto questo sotto gli occhi di tutti, istituzioni comprese. In piena emergenza coronavirus ci rendiamo conto di come oggi l’ospedale sarebbe indispensabile in un angolo di Italia dove la ‘ndrangheta fa da padrona. L’ospedale di Scalea è l’opera più antica d’Italia mai finita. Ancora una volta lo stato ha perso.