Siamo vittime di una tecnologia altamente distruttiva
Ad inizio anni ottanta si parlava tanto di macchine al posto dell’uomo nella grande industria che, poi, via via avrebbero preso il posto anche nelle Piccole e Medie Imprese.

Ad inizio anni ottanta si parlava tanto di macchine al posto dell’uomo nella grande industria che, poi, via via avrebbero preso il posto anche nelle Piccole e Medie Imprese. Sembrava utopia, poi lentamente il percorso si è perfezionato, e la tanto decantata tecnologia è entrata a gamba tesa nella nostra vita. Quella che sembrava una risorsa è diventata la nostra più triste maledizione.
Mentre le macchine iniziavano a funzionare nel silenzio più assoluto, esse lentamente ci portavano via il lavoro. La tecnologia accattivante non ha fatto altro che sostituire l’uomo dai posti di lavoro. Qualcuno oggi dice come si farebbe senza le macchine. Giusto. Bisogna anche ricordare a chi di macchine vuole vivere, cosa dobbiamo fare per lavorare se le macchine occupano il posto della manodopera? Questa domanda sembra che nessuno se la ponga come interrogativo per il futuro dell’umanità.
La tecnologia ha preso il sopravvento sull’esistenza umana. Arriveremo al punto che la presenza dell’essere umano è un intralcio. Si possono creare tutte le macchine che vogliamo, ma se non c’è chi compra ciò che le macchine producono, il boomerang ritorna sulla testa di chi inventa tecnologie. La tecnologia va regolarizzata e usata lì dove l’essere umano non può arrivare, frenando l’uso su tutte le produzioni. Fermare questa corsa infernale, vuol dire dare una ragione all’utilizzo dell’uomo nel mondo del lavoro. Questa forsennata tecnologia è devastante se si considera che nel mondo ci sia gente che deve lavorare, ma non trova occupazione perché il posto è stato preso da una macchina senza anima.