Imprenditori eroi hanno salvato aziende e dipendenti ora rischiano il carcere

Nel codice Penale, all’articolo 54, preveda lo Stato di Necessità: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evit…

Imprenditori eroi hanno salvato aziende e dipendenti ora rischiano il carcere

Nel codice Penale, all’articolo 54, preveda lo Stato di Necessità: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”.
Sulla base di questa disposizione legislativa, negli ultimi anni sono stati innumerevoli i casi di imprenditori assolti per “necessità” dall’accusa di evasione fiscale. Ebbene, il nuovo governo non tiene conto di questo passaggio, e mette sullo stesso piano i grandi evasori e chi per esigenza ha cercato di salvare se stesso e chi lavorava con esso.
Ognuno di noi dovrebbe ricordare la macelleria sociale causata dalla nascita di equitalia. Chi non lo ricorda che per una semplice multa da cento euro si arrivava persino a mille euro. un danno enorme per chi già non poteva pagare cento, figuriamoci mille. La multa è solo un esempio, ma ci sono casi gravi dove gli imprenditori non hanno pagato lo stato per tutelare il prosieguo dell’azienda e tutelato gli stipendi dei propri dipendenti. Ma tutto ciò allo stato non interessa, vuole e basta. Strano, perché proprio lo stato è uno dei più grandi debitori delle imprese. Uno Stato capace di mettere in ginocchio le imprese con la propria cattiva condotta. La Pubblica Amministrazione ha accumulato debiti che si aggirano intorno ai 50 miliardi di euro per mancati o tardivi pagamenti nei confronti delle Pmi fornitrici, costrette a sospendere o dilazionare i versamenti al fisco per pagare i propri dipendenti e sopravvivere al buco di liquidità generato dal cattivo pagatore che è lo Stato. Lo stato quindi ha messo questi soggetti nella condizione di evadere per esigenza in virtù di uno stato che non ha pagato chi gli offriva forniture e servizi. Proprio questi imprenditori, in molti casi, si sono ritrovate le cartelle esattoriali di equitalia, organo di stato per la riscossione dei tributi, vedendosi pignorare, in molti casi, ogni bene e anche l’attività per colpa dello stesso stato che non li pagava.
Questi sono i casi che derivano dal cattivo pagatore che è lo stato. Ma dietro ci sono altre tragedie che compongono un mosaico di persone che hanno cessato attività per colpa della crisi e si sono ritrovati a combattere una guerra infinita contro lo stato. Nessun politico sembra non conoscere le esigenze delle imprese soffocate dal fisco e dalla burocrazia cretina creata dai politici. In questo circuito di disperazione sono collocati commercianti, artigiani, piccole e medie imprese, tessuto economico primario del paese Italia. Gli annunci propagandistici sulla stangata ai grandi evasori, diffusi in questi giorni dal Governo per coprire grandi e piccoli aumenti di imposte, mettono a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese, piccole e medie. Inoltre la sprovveduta lotta all’evasione messa in campo dal governo di sinistra, che ha abbassato la soglia di 100 mila euro di debiti col fisco, sopra la quale si aprono le porte del carcere da quattro a otto anni. 100 mila euro di mancati pagamenti vengono raggiunti facilmente non solo dai grandi colossi dell’imprenditoria, ma anche dalla stragrande maggioranza di Pmi italiane che vorrebbero pagare ma non possono. È proprio questo il pomo, perché devono lottare contro una tassazione al 70% nel reale sommando tutte le istituzioni che chiedono soldi al settore produttivo italiano. Non si capisce perché la politica sottovaluti il vero problema dell’evasione, che in gran parte non sta nella piccola parte produttiva, bensì si nasconde dietro un volume più alto che parte dalle mafie passando per la corruzione dicendo alle grandi lobby finanziarie, bancarie e assicurative. È li che va ricercata l’evasione, ma per lo stato è comodo andare a punire chi è facilmente punibile. Il vero evasore è colui che froda volontariamente senza dichiarare, e non chi dichiara senza poter pagare. L’Agenzia delle Entrate potrebbe fare delle verifiche sulla ragione del mancato versamento. No, oggi secondo le norme cretine fatte dai politici, l’agenzia delle entrate non fa nulla di serio per accertare se il mancato versamento è riconducibile all’arricchimento personale o a una necessità di sopravvivenza propria e di tutta l’azienda e del personale che ci lavora. La politica smetta di fare la solita propaganda sulla lotta all’evasione e faccia chiarezza sulla corretta definizione evasore: chi non paga il fisco per necessità non è un evasore. Semmai un cattivo pagatore come tanti. E responsabile di insoluti sempre meno gravi di quelli accumulati dallo stato che non ha pagato le imprese e le ha trascinate nel baratro, oltre alle difficoltà economiche a cui sono soggette migliaia e migliaia di imprese che non riescono a pagare tutto quello che pretende lo stato. Ci sono migliaia di imprenditori che hanno salvaguardato l’azienda e i lavoratori e non hanno pagato le tasse, e molte sentenze hanno dato ragione agli imprenditori in merito all’esigenza come scritto inizialmente.