Ivano Fossati: “La Musica che resta”

Primavera 2012. Milano, Via Mecenate. All’ingresso degli studi televisivi della Rai, dove si è recato per la registrazione di una trasmissione, realizzata in occasione dal suo ritiro dalle scene ,da poco annunciato alla stampa, il cantautore e musicista  Ivano Fossati attende l’ascensore che l…

Ivano Fossati: “La Musica che resta”

Primavera 2012. Milano, Via Mecenate. All’ingresso degli studi televisivi della Rai, dove si è recato per la registrazione di una trasmissione, realizzata in occasione dal suo ritiro dalle scene ,da poco annunciato alla stampa, il cantautore e musicista Ivano Fossati attende l’ascensore che lo condurrà al piano del camerino assegnatogli. Entrato insieme al cameriere del bar del centro di produzione, intento a portare dei caffè agli impiegati dell’amministrazione,dopo aver superato il primo piano, avverte un rumore e poi una frenata brusca. Allora, resisi conto entrambi di essere rimasti bloccati in ascensore, si guardano l’un l’altro, come a interrogarsi a vicenda sulla soluzione. “Mi sa che l’ascensore si è rotto e siamo rimasti bloccati…”, esordisce Fossati, continuando: “Bisogna premere il pulsante dell’allarme, così segnaliamo il guasto e lo risolvono….la pulsantiera è accanto a lei…”. “La pulsantiera, dice?…Ah, ho capito, quella alla mia destra?…si ma qual è il pulsante dell’allarme?…”, chiede, visibilmente agitato il cameriere. “Scusi, ma io la vedo un po’ in ansia…soffrirà mica di claustrofobia, vero?…”, domanda il cantautore al ragazzo, che, ansimando, risponde: “Se allude alla paura che si scatena in me quando resto confinato in uno spazio ristretto…be’, allora, sì, lo ammetto: soffro di claustrofobia…anzi, diciamo pure che entro nel panico!…”. “Bene…questo non ci voleva proprio…è un’ulteriore complicazione…il panico rende tutto più difficile!…”, constata Fossati, che prova poi a calmare il cameriere: “Senta, mi ascolti, mi guardi…è solo un pulsante giallo e si trova alla sua destra…Posi per terra il vassoio con i caffè e prema quel pulsante, che è il solo modo che abbiamo per segnalare il blocco e la nostra presenza in ascensore…Guardi, provi a respirare profondamente e poi a concentrarsi sul quel bottone…la prego!…”. “Senta, io la ringrazio per la pazienza e la gentilezza nei miei confronti…e dire che io l’ho pure riconosciuta: lei è il famoso cantautore: Cocciante!…Be’ , io ascolto un altro genere di musica,ma devo dire che le sue canzoni d’amore sono proprie belle!…Il fatto è che io vorrei calmarmi, ma appena ci provo vado ancor più in confusione!…”, si schermisce il ragazzo. “Vabbe’, senta, facciamo una cosa…quale delle mie canzoni le piace di più?…”, chiede Fossati al cameriere , che risponde in modo repentino: “Be’, Signor Cocciante, quella che mi cantava sempre mia madre da piccolo per farmi addormentare: “Margherita”. “Bene, ora gliela canto, così vediamo se la paura e il panico le passano…”, annuncia il cantautore, che, dopo aver accennato il ritornello della canzone, si ferma, dicendo: “Sa?, questo incidente non è stato poi così un male!…intendo dire che parlare con lei ha confermato delle idee che covavano in me da tempo…Vede, io non sono Riccardo Cocciante, io mi chiamo Ivano Fossati, ma, come Cocciante, faccio il cantautore e suono… non si preoccupi per la gaffe: capisco che lei abbia potuto confondermi, io appartengo a un’altra generazione!…Come le dicevo,lei ha confermato il mio pensiero: il mio mestiere, quello dell’artista, intendo, non conta nulla!…le figure come le mie sono superflue, inutili…In realtà, noi non siamo nulla…ciò che realmente sopravvive sono le canzoni…Vede: lei mi ha scambiato per Cocciante, non ricordando né il mio volto né quello di Cocciante, ma ha ricordato perfettamente “Margherita”, la canzone che sua madre le cantava da bambino…Ecco: i cantautori , con il tempo, scivolano via ,nell’oblio, come volti indistinti…ma di loro , resta la musica!…”.
“Il Giullare è una mia antica fissazione, un mio leggero incubo che riguarda l’inutilità dei mestieri come il mio…per dimostrare che in situazioni drammatiche, l’artista non conta più nulla, la sua figura è superflua, la sua esistenza inutile”. Con queste parole, nel 1990, il cantautore e musicista Ivano Fossati introduceva la sua prima opera letteraria “Il Giullare“, edita dalla casa editrice Millelire. Nato a Genova il 21 settembre 1951, da Gemma, sarta del Teatro dell’Opera e da Aldo, ex partigiano, dopo l’abbandono da parte del padre, cresce con la madre e con il nonno Aldo, operaio presso una conceria della città, respirando musica sin da piccolo: suo cugino, infatti, è un direttore d’orchestra, mentre lo zio suona il clarinetto. A dodici anni, poi, la madre, appassionata di Opera, lo persuade a prendere lezioni di pianoforte, ma imbattutosi in due 45 giri dei Beatles, “Please Please me” e “Love me do“, abbandona il piano per intraprendere lo studio della chitarra, cui seguono l’organetto, la chitarra elettrica e il flauto traverso. Quindi, diplomatosi presso il Liceo Classico “Andrea Doria” esvolti diversi lavori per mantenersi, come: il commesso e il dipendente di un magazzino di cancelleria, nel 1966 si unisce ai primi complessi beat del quartiere. Abbandonati gli studi, nel 1969, viene ingaggiato da alcune orchestre professionali e nel 1970 dal complesso de “I Sagittari“, poi diventati “Delirium”, con cui incide i primi singoli: “Canto di Osanna” e “Dolce acqua“. Nel 1972, il gruppo, pubblicato il singolo “Jesahel“, che vende oltre un milione di copie, partecipa al Festival di Sanremo, sciogliendosi però a due mesi di distanza. Inciso e pubblicato per la Fonit Cetra il suo primo album da solista “Il grande mare che avremmo traversato”, fra il 1973 e il 1974 pubblica il disco “Poco prima dell’aurora“, in collaborazione con Oscar Prudente, insieme con cui realizza anche le musiche per gli audiolibri “Il giro del mondo in ottanta giorni” e “Don Chisciotte” e per gli spettacoli teatrali: “Le furberie di Scapino” di Molière e “Nerone è morto?” di Miklos Hubay, con la regia di Aldo Trionfo. Nel 1975, invece, registra l’album “Goodbye Indiana“, in cui suona tutti gli strumenti dalla sezione ritmica al sax soprano, per poi comporre, di nuovo in collaborazione con Oscar Prudente, le musiche per il cartone animato “L’uccel belvedere” di Emanuele Luzzati. Autore di testi per altri artisti, nel 1976 scrive le canzoni dell’album di Gianni Morandi “Il mondo di frutta candita”, realizzando anche le musiche per la pièce teatrale “Il Ciclope” di Euripide, con la regia di Tonino Conte. Nel 1977, passato alla casa discografica RCA e, pubblicato l’album “La casa del serprente”, scrive per la cantante Patty Pravo il testo del brano “Pensiero stupendo“, per Anna Oxa, “Un’emozione da poco” e per Mia Martini, di cui produce il disco “Danza“, la canzone “Vola”. Trasferitosi a Boston per collaborare con il gruppo dei Paley Brothers, nell’anno 1979/1980, incide presso i Criteria Studios di Miami, in Florida, l’album “La mia banda suona il rock“, e scrive per Loredana Berté, sorella di Mia Martini, “Dedicato. Poi, realizzata la sua prima tournée e, inciso con una band americana il disco “Panama e dintorni“, compone e produce, sempre per Loredana Bertè, il singolo “Non sono una signora”e l’album “Traslocando“, e per Mia Martini , il singolo “E non finisce mica il cielo“. Firmato un contratto con la CBS, nel 1983 registra a Londra l’album “Le città di frontiera” e nello stesso anno, produce i dischi di Loredana Berté “Jazz” e “Savoir faire“. Partecipato alla registrazione dell’album di Francesco De Gregori, “Scacchi e tarocchi“, parte in tour con lo stesso cantautore romano e pubblica “700 giorni“, contenente il singolo “Una notte in Italia”. Nel 1987, scritto per Fiorella Mannoia il brano “Le notti di maggio”, produce il disco di Ornella Vanoni “O” e pubblica l’album “La pianta del té“, cui segue un tour durato un intero anno, al termine del quale traduce per Fiorella Mannoia la canzone “Oh che sarà” di C.B. De Hollanda, incisa in duetto con lei. Nel 1990, dopo un viaggio in Portogallo scrive e pubblica il disco “Disincato” e compone , dapprima con Fabrizio De André, due canzoni in genovese per l’album “Le nuvole” e, poi, il racconto “Il giullare”, edito da Stampa alternativa/Millelire. Tornato subito alla musica, nel 1993 registra e pubblica i dischi “Lindbergh-lettere da sopra la pioggia” , “Buontempo” e”Carte da decifrare“. Cimentatosi anche nella scrittura di colonne sonore (compone il tema del film “Il toro” di Carlo Mazzacurati, Leone d’argento al Festiva di Venezia),collabora allo spettacolo “Magoni“di Lella Costa, componendone le musiche di scena, e dà alle stampe il libro-intervista “Per niente facile”, edito da Arcana. Scritte ancora una volta con Fabrizio De André, le canzoni dell’album “Anime salve” e pubblicato il disco “Macramé“, nel 1997 compone le musiche per la pellicola “L’estate di Davide” di Carlo Mazzacurati e collabora con il musicista brasiliano Ivan Lins. Pubblicata l’antologia “Canzoni a raccolta” e ,tenuti concerti nei jazz club d’Europa, scrive le musiche di scena per lo spettacolo teatrale “Alice oltre lo specchio” con Elisabetta Pozzi. Nel 2000, inciso con la Columbia l’album “La disciplina della terra“, parte per una tourné, si dedica al lavoro strumentale “Not one word” e pubblica per Einaudi il libro-intervista “Carte da decifrare“. Alternata la scrittura di musiche per il film “A cavallo della tigre” di Carlo Mazzacurati, a quella del brano canatato da Adriano Celentano “Io sono un uomo libero“, nel 2002 si dedica alla composizione del disco “Lampo viaggiatore” e parte per una serie di tournée. Nel 2004, vinta la seconda edizione del premio Amnesty Italia con la canzone “Pane e coraggio“, pubblica il suo terzo album live “Ivano Fossati Dal vivo Volume3-tour acustico” e il singolo con traccia video “Mio fratello che guardi il mondo“. Ricevuto il premio Librex-Montale e, tenuto un concerto per pianoforte solo nei giardini Vendramin Calergi a Venezia, nel 2006 pubblica il singolo “Cara democrazia” e il disco “L’Arcangelo“. Lasciata la Sony Music per la Emi, parte nuovamente in tour,scrive con Zucchero il testo del brano “E’ delicato“, contenuto nell’album “Fly” , e pubblica la tripla raccolta “Ho sognata una strada”. Preso parte ad alcune trasmissioni come “Che tempo che fa” su Rai Tre, nel 2008 compone e interpreta la canzone “L’amore trasparente” per la colonna sonora del film “Caos calmo” di Antonello Grimaldi, con Nanni Moretti. Vinti i premi David di Donatello e Nastro d’Argento, scrive con Tiziano Ferro il testo del brano “Indietro” per il disco di quest’ultimo “Alla mia età“e pubblica il singolo “Il rimedio“, contenuto nell’album “Musica moderna”. Partecipato ai dischi “R-Evolution” dei Solis String Quartet e “Q.P.G.A” di Claudio Baglioni, nel 2010 pubblica la raccolta “Di tanto amore” e scrive per le cantanti Anna Oxa e Laura Pausini le canzoni: “Tutto l’amore intorno” e “Troppo tempo“. Nell’ottobre 2011, pubblicato l’album “Decadancing“, annuncia il ritiro dall’attività discografica, non prima di un tour di 43 concerti. Vincitore del Premio Arte e diritti umani 2012, indetto da Amnesty International, nel 2018/2019 cura come produttore la raccolta di incisioni di Giorgio Gaber “Le donne di ora” e dopo otto anni di assenza, su invito di Mina, torna a incidere il disco “Mina Fossati”, contenente la canzone “Luna diamante“, tema del film di Ferzan Ozpetek, “La dea fortuna“. Ormai lontano dai palcoscenici, a chi gli abbia chiesto della sua decisione di ritirarsi dalle scene, ha risposto: “Credo di aver deciso di lasciare trent’anni prima di annunciarlo. Ha pesato il mondo dal quale provengo. Mio padre è stato mio nonno. Mio padre è andato via, lontano, quando avevo un anno. Mio nonno lavorava in una conceria, lavoro duro. Mi ha fatto capire che non era giusto dedicare tutta la vita a quello che si faceva, anche se era una cosa bella. Nella sua idea un terzo della vita doveva essere libero, dedicato a quello che tu sogni di fare, a quello che ti regala serenità, felicità. Nel suo caso era un uomo semplice, era andare a caccia, passeggiare sui monti. Quando ho preso la decisione molti dicevano: “Ma sei sicuro di quello che stai per fare?”. L’unica cosa che mi è accaduta è stata poter alzare lo sguardo. Una cosa bella. Finalmente vedere le cose non più in relazione al mio lavoro. Non più guardare un mazzo di fiori pensando di raccontarlo. Non più guardare una strada di New York per raccontarla. Quando alzi lo sguardo finalmente le cose ti appaiono più chiare. Per me, questa scelta aveva a che fare con la dignità. Così, mio nonno me l’ha trasmessa. L’ho capito quando sono diventato grande : tenere una parte di vita per guardare, per te stesso. Attiene alla dignità di un individuo”.